RIPETERE LE WORLD SERIES LASCIA ARLINGTON IN SUBBUGLIO PER IL BASEBALL.
Articolo di Tim Brown
Tradotto da Gandalf il Grigio
Arlington, Texas – Sai di cosa non parlano quasi più ad Arlington?
di football…
Beh, diciamo che non continuano a parlare di football così a lungo.
Questo è un aspetto delle World Series, dopo che per più di mezzo secolo gli abitanti di Arlington avevano cancellato il baseball dalla loro anima.
Bene o male quella città si trasforma, per l’occasione, in una palla da baseball.
Così in una notte di Sabato di metà Ottobre, con i Texas Rangers che giocano di fronte ad importanti personaggi locali tra cui l’ ex Presidente (George W. Bush) il baseball muscoloso si accavalla, forse per due domeniche, con la stagione del football, con un grande spettacolo di fuochi d’artificio e boccali di “Lone Stars”.
Proprio come l’anno scorso.
Due? … Di fila?
Contro la prospettiva di una vittoria finale in gara 7 da disputarsi la notte successiva, i Rangers finiscono la battaglia in gara 6, a stretto contatto con i Detroit Tigers, partita che sembrerà più una gara che rasenta l’eutanasia.
Il punteggio finale era di 15 – 6. Non poi così stretto.
La squadra migliore vince.
Nell’estate più calda la maggior parte della gente potrebbe ricordare: ha vinto la squadra migliore.
Da quello che era una volta, e per troppo tempo, un deserto per il baseball: ha vinto la squadra migliore.
Michael Young, che nello spring training ha avuto qualche problema in difesa con la divisa dei Rangers, ha catturato l’ultima pallina della stagione di American League, scatenando una festa che è iniziata con Naftali Feliz e Mike Napoli nei pressi del monte e si è conclusa con l’arrivo degli altri 23 della squadra.
Nelson Cruz, la sua mazza è rimasta silenziosa nel mese di Settembre e lo ha visto relegato, nei play off, nella settima posizione del Line Up, ha infilato una serie record con sei fuoricampo e 13 RBI. E’ diventato l’MVP della serie.
Josh Hamilton, che ha ripreso la sua vita, il suo baseball, stava in mezzo alle bottiglie vuote di ginger ale – l’ormai normale cenno alla sua sobrietà. Sorrise alla scena che si svolgeva intorno a lui, ai ragazzi che erano stati battuti nelle ultime World Series e che avevano promesso di tornare. Si scusò: “Lasciatemi andare”, ha detto ai giornalisti, “Devo stare con i miei compagni di squadra”.
Intanto, intorno a lui, vestiti di rosso – orgoglio e lacrime – più di 50.000 tifosi di baseball canticchiavano “Cru-u-u-u-z” per il loro MVP, e ruggivano a Nolan Ryan che sorreggeva il Championship Trophy agitando le mani ad indicare il nuovo ragazzo Adrian Beltre e il veterano Michael Young.
Dal quasi nulla, non hanno semplicemente costruito qualcosa qui in Texas, ma qualcosa che continua.
Cliff Lee, era il loro asso, e ora se n’è andato, e loro sono di nuovo qui. Il bullpen sembrava non poter tenere, è poi diventato la loro forza. Michael Young stava per essere scambiato, lo aveva richiesto in realtà, ha battuto due doppi nel terzo inning di gara 6, ha segnato due punti in ognuno di loro, e poi ha raccolto la palla finale della partita all’esterno, nella notte ancora calda del Texas.
Continuando, un anno fa hanno perso le World Series in cinque partite contro S.Francisco Giants, ma non sono stati abbattuti.
Ai primi di Novembre, Young si mise davanti ai compagni e li ha esortati: “Godetevi l’inverno, ma non spegnetelo mentalmente”.
“Ed ecco,” ha detto Ron Washington nella notte di Sabato, “qui abbiamo un’altra opportunità”.
Ecco sì, i Rangers sono tornati.
“Questa è tutta la questione” dice il general manager di Texas Jon Daniels. “Dobbiamo vincere una serie più grande prima di parlare di quello che abbiamo deciso di essere. Questo è il nostro obiettivo. E’ difficile da ottenere; è difficile vincere una volta, ed è difficile andare avanti.”
E’ ancora più difficile a piedi…
I Tigers avevano portato aggressività, swing selvaggio nella trainer’s room e poi in campo.
Avevano zoppicando zoppicando percorso le sei partite, la maggior parte estenuanti, due di loro finite agli extra innings.
“Ho gestito una squadra che ha vinto una World Series,” ha detto più tardi il manager Jim Leyland. “E io credo di essere molto orgoglioso di questa squadra. E voglio anche dire che, sinceramente, hanno dato tutto quello che avevano”.
Era stato due notti fa che i figli di Dave Dombrowski (Presidente e direttore generale dei Tigers) erano arrivati nella suite privata nel Comerica Park cantando a piena gola, “boogie-down” variazione di Stayin’ Alive” dei Bee Gees.
Gareggiavano, anche se a malapena, contro quelli che molti credevano essere il miglior ball club delle Major, ma i Tigers hanno perseverato. Hanno vinto gara 5, sono tornati per continuare la serie in Texas. Hanno segnato i primi due punti di gara 6. Magglio Ordognez era inattivo. Delmon Young ha iniziato una serie improduttiva. Victor Martinez aveva colpito con un HR.
Eppure hanno minacciato di spingere la serie fino a gara 7.
Quello che è successo dopo è stato devastante.
I Rangers hanno presentato 14 battitori contro 4 lanciatori dei Tigers nel terzo inning. Hanno segnato nove punti.
“Ne abbiamo parlato nella club house” dice Ian Kinler, “era giunto il momento di mettere su una grande prestazione offensiva, e Michael è stato il punto centrale.
Alla fine dei conti i Rangers hanno messo a segno 17 valide, travolgendo sei lanciatori dei Tigers e superando la squadra che “non voleva morire”.
Così dopo 11 anni di non vittorie come Washington DC e le successive 38 stagioni senza vittorie sotto la bandiera di Texas, i Rangers si sono qualificati per un’altra World Series, back-to-back.
E’ passato un decennio da quando questo era riuscito ai New York Yankees. Quasi cento anni quando ci riuscirono i Boston Red Sox. Due anni da quando questo è successo con i Philadelphia Phillies.
Ma queste sono le città del Baseball.
Proprio come questa….ora.